Il Parco Nazionale del Circeo
Il Parco Nazionale del Circeo
Lungo la fascia costiera del Lazio meridionale, circa 80 km a Sud di Roma, si estende per 8484 ettari, il Parco Nazionale del Circeo. L’intero territorio ricade nei comuni di Latina, Sabaudia, S. Felice Circeo e Ponza, in provincia di Latina e comprende: il promontorio del Circeo, la foresta planiziaria, il lago di Paola, la duna litoranea, i laghi costieri di Fogliano, Monaci, Caprolace e la piccola isola di Zannone.
Per la peculiare conformazione del suo territorio, il Parco del Circeo è caratterizzato da un mosaico di ambienti naturali quanto mai vari che ospitano numerose specie animali e vegetali.
La duna litoranea che segue la linea di costa rappresenta un ambiente-limite, molto simile al deserto. Soggetta all’azione incessante del vento, impregnata di salsedine, bruciata dal sole, arida ed instabile, accoglie una vegetazione amante delle sabbie, costituita da piccole piante pioniere che con radici molto lunghe si ancorano alla sabbia, riuscendo a raggiungere gli strati più profondi del terreno; l’andamento generale prostrato consente a queste specie di contrastare efficacemente l’azione del vento. Tra le diverse essenze presenti che colorano la duna con bellissime fioriture primaverili, è da sottolineare il giglio di mare selvatico, una specie particolarmente legata agli ambienti umidi dunali integri. E legata al giglio di mare selvatico è la farfalla notturna Britys crini, poiché i suoi bruchi, caratterizzati da una vistosa colorazione bianca, nera e rossa, vivono e si alimentano esclusivamente su questa pianta.
Sul versante della duna affacciato ai laghi, la macchia mediterranea raggiunge il suo massimo sviluppo, dove l’impatto meno forte del vento e della salsedine ne consente l’insediamento. In alcune zone si osservano anche impianti artificiali di pini ed eucalipti, risalenti alle opere di bonifica.
Anche se la duna rappresenta un ambiente dove sussistono condizioni di vita particolarmente difficili e stressanti, sono comunque molti gli animali che la frequentano; tra i mammiferi vi sono i conigli selvatici, molto attivi la notte, e la volpe.
I quattro laghi e le aree circostanti, soggette a fenomeni stagionali di allagamento, costituiscono il più importante ecosistema palustre del Lazio. Rappresentano l’ultimo frammento dell’antica e immensa Pianura Pontina, che con acquitrini e foreste si estendeva per ben 75.000 ettari da Terracina fin quasi alle porte di Roma.
Le rive dei laghi e dei canali sono ricoperte da una tipica vegetazione palustre. I terreni acquitrinosi vicino alle sponde sono colonizzati da una associazione di piante ben adattate agli ambienti salmastri, tra queste spicca la salicornia, inconfondibile in autunno per i piccoli fusti arrossati. Oltre 260 specie di uccelli, tra nidificanti e migratori, popolano laghi ed acquitrini; una ricchissima avifauna acquatica che, soprattutto nel periodo invernale e delle migrazioni, diventa un vero paradiso per gli appassionati di birdwatching, l’osservazione dell’avifauna negli ambienti naturali. Anche se la fauna selvatica non ha molta confidenza con la presenza dell’uomo, è possibile osservare gli animali, senza causare loro una fuga repentina, se ci si reca in prossimità di luoghi o strutture specifiche, cioè nei “punti di avvistamento della fauna”. Il periodo migliore è proprio quello della primavera e dell’autunno, oppure in inverno quando moltissime specie (soprattutto tra gli Anatidi) trascorrono qui la stagione in attesa di ripartire per le zone di riproduzione nel nord-Europa. In genere, il lato a mare dei laghi costieri offre numerosi punti per incontri ravvicinati con l’avifauna acquatica e, particolarmente adatti al birdwatching sono anche i Pantani dell’Inferno, situati all’estremità sud-orientale del Lago di Caprolace. Qui, in una piccola area acquitrinosa, rivestita da giuncheti e salicornia, gli uccelli acquatici si nutrono abbondantemente di piccoli molluschi, crostacei e vermi, che popolano in gran numero le acque basse e fangose. Un’altra zona è il litorale antistante le dune, ambiente frequentato sempre durante il periodo delle migrazioni da molti uccelli tipici delle coste marine, come la beccaccia di mare, il corriere grosso e quello piccolo. Nei Laghi di Fogliano e dei Monaci si contano ben 12.000 esemplari di folaghe mentre una particolarità è la presenza del cormorano che, nel Parco del Circeo, costituisce la colonia svernante più numerosa dell’Italia peninsulare. Accanto a specie migratrici rare come l’airone bianco maggiore, la cicogna bianca, quella nera e il fenicottero, frequentano questi ambienti palustri due specie di predatori tipiche, quali il falco di palude, migratore e svernante, e il falco pescatore, migratore. Una ricca e interessante fauna ittica vive nelle acque dei laghi, che fin dall’antichità sono state sfruttate per pratiche di pescicoltura; tra le specie più comuni vi sono anguille, cefali e lattarini.
Oggi, i laghi costieri restituiscono soltanto parzialmente l’immagine del paesaggio originario della piana, prima dei grandi interventi di bonifica degli anni trenta. Ma oltre ai laghi, il parco racchiude un’altra ricchezza, un’ulteriore testimonianza di un paesaggio ormai scomparso: la Foresta Demaniale, un lembo residuo dell’antica Selva di Terracina, che prima della bonifica si estendeva per 11.000 ettari su gran parte della Pianura Pontina. In seguito al prosciugamento delle paludi e all’abbassamento della falda freatica, conseguente ai lavori di canalizzazione delle acque, la foresta ha modificato il suo aspetto. Alberi come la farnia amante dell’acqua, sono stati sostituiti da specie come il cerro, legato a condizioni di maggiore aridità. Le caratteristiche zone di foresta allagata (“piscine”, depressioni profonde da 10 a 60 cm) si sono ridotte notevolmente come numero e come estensione mentre le aree più elevate ed asciutte (“lestre”) sono praticamente scomparse. Tutto ciò non turba il fascino e il valore naturalistico di questo ambiente, che rimane uno dei pochissimi nuclei di foresta di pianura ancora esistenti in Italia. Estesa per circa 3260 ettari a nord-est di Sabaudia, per quasi il 90% della sua superficie è occupata da un bosco misto di latifoglie. Il sottobosco fitto ed intricato è ricco di oltre 800 specie diverse. Nelle piscine si insedia il caratteristico bosco allagato con farnia, frassino meridionale, ontano e qualche esemplare di pioppo tremulo e salice, che vivono con il tronco immerso nell’acqua delle pozze temporanee. In località Piscina della Verdesca o a Piscinozzi Tranquillo è possibile osservare questa tipica situazione ambientale, mentre altre testimonianze della selva originaria come le Piscine della Gattuccia, delle Bagnature e la Lestra della Coscia, veri e propri santuari della natura, sono zone di riserva integrale, accessibili soltanto con autorizzazione e per motivi scientifici. Nella foresta non manca l’ambiente delle lande, radure asciutte colonizzate da fitti e grossi cespugli di erica arborea ed erica scoparia, alti fino a 4 metri.
La foresta è il regno del cinghiale, presente con circa 200 esemplari. Inoltre è frequentata da moltissime specie di uccelli come il picchio verde, lo scricciolo, il merlo, il pettirosso e il rampichino. Tra i predatori, il falco pecchiaiolo e il lodolaio nidificano nella foresta. Nel 1977, per i suoi valori naturalistici, la Foresta Demaniale è stata inserita dall’UNESCO nella “rete internazionale delle riserve della biosfera”.
Infine, l’isola di Zannone completa questa splendida composizione di ambienti naturali. Le sue coste alte e dirupate hanno scoraggiato fin dall’antichità ogni tentativo di insediamento stabile e ciò ha permesso alla vegetazione di svilupparsi liberamente; condizionata soltanto dai ritmi naturali, ha conservato tutti quegli elementi tipici del paesaggio vegetale mediterraneo. Il Cavone del Lauro, una piccola valle riparata ai piedi del Monte Pellegrino, custodisce un prezioso nucleo di foresta sempreverde con lecci, tra i quali qualche esemplare raggiunge oltre 12 metri di altezza, frammisti ad erica arborea e corbezzolo.
Zannone è decisamente l’isola degli uccelli: il gabbiano reale, il falco pellegrino, il gheppio, il rondone tra i nidificanti mentre tra quelli migratori, la gru, la cicogna bianca, quella nera, il mignattaio; sono tutte specie rare per le quali questa piccola isola, insieme alle altre dell’Arcipelago Ponziano e all’intero Parco, rappresenta un’importante zona di sosta. L’unico mammifero presente, di un certo rilievo, è il muflone originario della Sardegna e importato nel 1922 a scopo venatorio. Tra i rettili, invece, è presente una specie che vive solo in questa isola, la lucertola campestre di Patrizi. Inoltre, se si vuole osservare la natura sottomarina e le forme di vita che la popolano, Zannone è il luogo privilegiato per il seawatching, poichè i suoi fondali anche a profondità molto limitate mostrano una straordinaria ricchezza di vita, a portata anche di chi non è un esperto subacqueo.
Anche i fondali antistanti il Promontorio del Circeo offrono interessanti spunti per escursioni in apnea alla scoperta delle numerose grotte che si aprono nella roccia calcarea e che costituiscono l’elemento più spettacolare del paesaggio sottomarino.
La storia di questo Parco è strettamente legata a quella delle Paludi Pontine che, a partire dagli anni trenta, sono state oggetto di interventi di bonifica che le hanno trasformato in fertile terreno agricolo. Venne scavata una fitta rete di canali e furono costruiti argini più sicuri lungo le rive dei corsi d’acqua maggiori, con lo scopo di controllare il regime di flusso dei fiumi pontini e della zona umida costiera. Questi interventi di ingegneria idraulica così radicali tramutarono la palude Pontina in un fitto mosaico di linee d’acqua grandi e piccole che abbracciavano nova terra emersa dai pantani. Ma per realizzare queste opere, di indubbio valore sociale ed economico, sono stati purtroppo abbattuti migliaia di ettari di bosco, provocando un grave danno al patrimonio ambientale del Paese. Per sottrarre alla distruzione gli ultimi lembi rimasti di questi ambienti di palude è stato creato il Parco nazionale del Circeo, il 25 gennaio del 1934. Inizialmente esteso per 75.000 ettari, comprendeva solamente il promontorio del Circeo, la foresta, il lago di Paola e la duna litoranea; successivamente sono stati annessi i laghi costieri di Fogliano, Monaci e Caprolace e, nel 1979, l’isola di Zannone.
Il paese di San Felice Circeo sorge sulle pendice orientali del Promontorio e, nonostante abbia subito molte trasformazioni, l’antico borgo conserva ancora il tipico aspetto medievale. Nella piazza principale del centro storico si affacciano la Torre dei Cavalieri Templari e il Palazzo Baronale del XIII secolo, che attualmente ospita il Municipio e, proseguendo lungo il Corso, si giunge ad una piccola piazza che offre una splendida vista sul mare. Da qui, nelle giornate limpide, è possibile scorgere la sagoma inconfondibile delle isole ponziane.
Sabaudia, invece, non è una cittadina antica, la sua storia è iniziata nel 1933-34 quando fu costruita come centro urbano di bonifica, tra due bracci del Lago di Paola. E’ stata soprannominata “città della metafisica”, “città del razionalismo” Realizzata secondo un piano regolatore considerato tuttora un punto di riferimento per l’urbanistica moderna, per il suo impianto urbanistico è ritenuta uno degli esempi più significativi di disegno del “razionalismo” italiano. Il “fulcro” della città si sviluppa sul lato settentrionale del lago di Paola, raccogliendosi intorno alla piazza irregolare su cui si affacciano il Municipio, la Torre, la ex Casa del Fascio; più decentrati la Scuola della Forestale, la Chiesa dell’Annunziata e il Palazzo delle poste. Edifici che colpiscono per la successione geometrica degli spazi, sottolineata da zone verdi, porticati ed ampi viali, e per la linearità e il rigore delle forme, tutti elementi che hanno valso a Sabaudia appellativi quali, città – giardino.
La presenza di ambienti naturali diversi, associata a condizioni climatiche particolarmente favorevoli, permette di effettuare escursioni e visite in ogni stagione. Non solo spiaggia e mare d’estate ma natura tutto l’anno, alla scoperta dei mille volti che essa assume: dalle fioriture primaverili della duna e della macchia ai suoni e richiami di migliaia d’anatre in inverno; dal mare cristallino e dalle grotte del promontorio in estate, all’arrivo, in primavera ed in autunno degli uccelli migratori; dalle assolate spiagge estive al fresco profumo della foresta.
E ovunque l’incontro non meno coinvolgente con la cultura e con la storia, con le tracce che l’uomo ha lasciato nel Parco del Circeo fin dalle sue origini.

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